EMERGENZA CORONAVIRUS: NUOVA ONDATA DI CREDITI DETERIORATI
Nel 2021 è in arrivo una nuova ondati di crediti deteriorati.
La crisi economica provocata dalla pandemia da Coronavirus avrà effetti sul volume dei crediti sofferenti esistenti in Italia, a causa del gran numero di aziende e di singoli debitori che avranno maggiore difficoltà a rimborsare i prestiti contratti in precedenza.
Anche nell’ipotesi di un consolidamento della ripresa economica, nel 2021 vi sarà nel sistema bancario la fine delle moratorie sui debiti e il tasso di default, cioè la quota di crediti performing che passeranno a non performing, dovrebbe attestarsi al 2,8%, con un balzo all’insù rispetto all’1,3% del 2019.
Di conseguenza, lo stock complessivo di tutte le sofferenze (Npl) e delle inadempienze probabili potrebbe raggiungere il valore di 338 miliardi di euro nel 2020 (+5% sul 2019) per poi salire fino a 385 miliardi nel 2021 e subire un ulteriore incremento nel 2022.
Quando l’effetto barriera degli interventi governativi cesserà e famiglie e imprese dovranno riprendere i pagamenti dai primi mesi del 2021, potrebbe arrivare il vero tzunami: si potrebbe tornare di colpo ai livelli dei Non performing loans (Npl) del 2014.
In un mondo cambiato tanto velocemente e radicalmente servono strumenti nuovi ed è necessario un nuovo modello di industria del credito deteriorato, più su larga scala, con obiettivi di tempistica e valore differenti e, soprattutto più “etica” e socialmente responsabile.
Nel contesto di incertezza attuale e di crescente paura di un nuovo lock down, non sarà semplice per i debitori assumere impegni di pagamento di nuove rate e il valore dei portafogli si ridurrà di conseguenza.
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