Come difendersi da un recupero crediti aggressivo
Il recupero crediti condotto in modo illecito può essere considerato stalking: ecco qualche indicazione su come difendersi e far valere i propri diritti.
Se il recupero crediti nasce per onorare il diritto di incassare un credito insoluto, una pratica aggressiva e molesta può facilmente ribaltare la situazione e condurre ad un reato persecutorio.
Sono ancora troppe le società che, senza tanti scrupoli, arrivano ad attuare un vero e proprio atteggiamento persecutorio nei confronti del debitore, facendo uso di minacce, toni intimidatori e violazione della privacy, che nulla hanno a che vedere con la corretta pratica del recupero crediti. Individuare e condannare tali comportamenti è dunque fondamentale, innanzitutto per tutelare chi è vittima di pratiche illegittime, ma anche per eliminare lo stigma del recupero crediti come pratica dalle connotazioni meramente negative.
Quando il recupero crediti può definirsi aggressivo
Secondo il codice di procedura civile, non solo le parti in causa ma anche i difensori hanno il dovere di rispettare un codice morale e di suggerire al proprio cliente una condotta adeguata, rispettosa e leale, in ogni caso.
Ciò vale anche per gli agenti esattoriali, in special modo per coloro iscritti nei registri di qualifica UNIREC (Unione nazionale imprese a tutela del credito), i quali sono vincolati ad un vero e proprio codice deontologico, esattamente come gli avvocati.
Tra le norme più importanti, a tutela della parte debitoria, vi sono:
– L’obbligo di conservare un atteggiamento fermo, trasparente e rispettoso, che non deve sfociare in nessun caso in atti vessatori;
– Il divieto di utilizzare toni ed atteggiamenti minacciosi per indurre il debitore al pagamento: la pratica del recupero crediti va gestita con professionalità e discrezione, nel rispetto totale della controparte.
– Il divieto di divulgare, anche solo parzialmente, notizie ed informazioni relative alla pratica in affido.
Quando si pensa ad un recupero crediti aggressivo, la prima immagine è quella del creditore che molesta il debitore con chiamate continue, anche nelle ore notturne.
In molti casi, tale pratica sfocia in autentiche minacce verbali e in atteggiamenti inammissibili come la ricerca fisica del debitore in luoghi appartenenti alla sfera privata, come il luogo di lavoro o l’abitazione di parenti. Si tratta di comportamenti che possono considerarsi una vera e propria violazione dei diritti e della privacy dell’individuo, e pertanto punibili dalla legge.
Nel caso di società che attuano un recupero crediti illecito, i mezzi tramite i quali il debitore può essere vessato sono diversi: dall’uso indiscriminato e continuo di fax, email e telefonate a scopo intimidatorio, all’affissione di avvisi di mora nei pressi dell’abitazione del soggetto inadempiente, fino a giungere ad atti ancora più invasivi come il presentarsi fisicamente presso la casa del debitore. È importante ricordare che l’agente di recupero crediti non è un pubblico ufficiale, né un ufficiale giudiziario, dunque non dispone della facoltà di introdursi nell’abitazione del soggetto senza il suo consenso. Il debitore, perciò, può deliberatamente scegliere di non aprire.
Infine, l’agente di recupero crediti non può in alcun caso contattare persone estranee al debito, come vicini di casa e parenti, senza una chiara autorizzazione da parte del debitore.
L’estrema diffusione di atteggiamenti persecutori da parte di sedicenti società di recupero crediti hanno portato il governo a proporre un reato specifico come aggravante del già presente reato di stalking: lo stalking bancario, che avrebbe lo scopo di punire le società di recupero crediti che operano per banche, società finanziarie e grandi aziende. Tuttavia, il disegno di legge non è stato approvato, per cui oggi i debitori vessati da pratiche scorrette ed aggressive possono avvalersi solo del reato di stalking. Affinché il creditore o l’agente possa essere accusato, è necessario che la condotta illecita sia reiterata nel tempo (sono sufficienti due episodi) e che produca effetti evidenti sulla vittima, come stati d’ansia o cambiamenti nello stile di vita.
Essere consapevoli di quali sono le condotte appropriate è fondamentale sia per il debitore, che può così difendersi attivamente e far valere i propri diritti, sia per il creditore, che avrà modo di scegliere con oculatezza ed attenzione una società di recupero crediti che rispetti le norme ed operi secondo i principi di rispetto, trasparenza e professionalità.
Studio PTF è l’unica società della provincia di Varese ad essere associata ad UNIREC: le nostre strategie sono improntate al rispetto delle buone pratiche e sono volte ad una risoluzione rapida, efficace e trasparente del credito.
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