RISCOSSIONE, L’ATTIVITÀ DI RECUPERO DEVE CAMBIARE
La riscossione si conferma la parte più debole del sistema tributario: ci sono 986,7 miliardi non incassati nel corso degli ultimi venti anni, di cui il 41% è difficilmente recuperabile.
Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini, durante la sua audizione presso la VI Commissione Finanze della Camera del 14 settembre, ha parlato anche dei problemi dell’attività di riscossione: ci sono 986,7 miliardi di crediti non incassati.
Il quadro normativo eccessivamente macchinoso che impone attività quasi uguali per tutte le tipologie di credito iscritte a ruolo e la mancanza di una prassi di cancellazione dei debiti arretrati e ormai inesigibili sono due delle cause alla base dell’inarrestabile crescita del Magazzino AdER.
Secondo il direttore Ruffini serve maggiore pianificazione delle attività di recupero e un cambiamento nel meccanismo di inesigibilità.
Le difficoltà principali della riscossione risiedono:
-nelle funzioni tipiche dell’amministrazione fiscale tra più enti, con alcune sovrapposizioni di ruoli e responsabilità;
-nell’accumulo dei debiti fiscali, che in Italia assume proporzioni non coerenti con gli standard internazionali in mancanza di una prassi per la cancellazione delle posizioni non più riscuotibili;
-nel confuso processo di riscossione, eccessivamente macchinoso in tutte le azioni di recupero, a prescindere dagli importi.
Questo tipo di impostazione non consente di modulare le attività di recupero, sulla base di una strategia volta a massimizzare l’efficacia dell’azione di riscossione.
Per il direttore Ruffini sono due i punti fondamentali:
-introdurre una riforma del meccanismo di inesigibilità;
-pianificare la propria attività di riscossione.
Modificando il sistema in base a questi due elementi si otterrebbe una riforma “strutturale”, capace di ottimizzare i risultati dell’azione di riscossione che attualmente, sono condizionati dal dover svolgere azioni di recupero che, troppo spesso, assumono carattere solo formale.
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